mercoledì 4 aprile 2012

REPUBBLICA CECA - IL SECESE


Art nouveau in Francia, liberty in Inghilterra (e Italia), modernismo in Catalogna (Gaudí) secession, Sezessionstil o secese nella regione mitteleuropea - Jugendstil (Klimt), in particolare, in quella tedesca e austriaca. I fantastici cristalli e gioielli di Louis Comfort Tiffany a New York. Con sfumature variabili da luogo a luogo, sviluppando temi e gusti locali, ma sempre della stessa, grande famiglia si è trattato. Di breve durata, tra la fine dell’Ottocento e quella della prima guerra mondiale (solo fino al 1907, per qualche puntiglioso catalogatore dei tempi), il secese trovò a Praga uno dei suoi luoghi più fertili e prolifici. L’imponente esposizione del Giubileo del 1891 a Praga, allora al centro economico dell’Impero austroungarico, è considerato il momento in cui nacque il secese praghese. Con circa trecento edifici attribuibili a questo stile, Praga sembra essere la ‘città più secese al mondo’. Specie di barocco-rococò reinventato, naturalistico, esotico. Di ‘secessione’ appunto, di rottura con il dogmatismo accademico precedente. Il dettaglio e la decorazione diventano fondamentali, tanto da apparire fine a se stessi. Le linee si contorcono, Sora Natura s’impossessa del righello e della squadra, deformandole.









Architetti, scultori e pittori abbracciano la curva ripiena di linfa vitale, stanchi e annoiati dalle troppe righe dritte e dalle troppe regole, dritte pure loro, del passato. Nuovi materiali li aiutano: la tecnologia fa progressi, vetro e acciaio fanno furore nel primo Novecento, ed ecco che vengono usati senza parsimonia per realizzare vetrate incredibili. Dovendo scegliere un solo esponente praghese di questa corrente, chi, se non Alfons Mucha. Successi e lavori su commissione lo premiano meritatamente fino all’ultimo, quando nel 1939 si spegnerà. I nazisti hanno preso la città, non sono più i tempi per le sue donne floreali. Ma la sua vetrata dei Santi Metodio e Cirillo, nella cattedrale di San Vito, così come molto altro, rimane. ‘Malattia decorativa’, fu definita l’avventura secese da alcuni critici che male digerirono la sua sovrabbondanza di fiori, colori e curve che, in maniera stucchevole (sempre secondo i detrattori), avrebbero dato un senso di vertigine e nausea, una specie di indigestione. Indigestione voluta e dichiarata, per liberarsi a fine Ottocento dai dogmi granitici dei vari -ismi precedenti e contemporanei: neoclassicismo, storicismo, eclettismo, accademismo. ‘Decorare la vita’ fu il sogno dei ‘secessionisti’.


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