domenica 6 maggio 2012

THAILANDIA - AYUTTHAYA


La città di Ayutthaya, situata 72 km a nord di Bangkok, fu la più prosperosa tra le numerose capitali dell’ex Regno del Siam, oggi Thailandia. Essa conservò questa posizione privilegiata per ben 417 anni, prima che la sede del governo venisse spostata più a sud - a Thon Buri - e, quindi, a Bangkok. Questa gloriosa città fu fondata oltre 600 anni fa e oggi è un attivo centro abitato da circa 60.000 persone. La localizzazione di Ayutthaya è da sempre stata ideale, in quanto si trova su un’isola circondata da tre importanti fiumi (il Chao Phraya - o Menam -, il Pa Sak e il più piccolo Lopburi) e un canale artificiale che, assieme, formano un grande fossato. Queste vie fluviali sono sempre state utilizzate come vie di comunicazione con il rigoglioso Nord, così come con il mare a sud - volendo si può raggiungere Bangkok in barca -, da parte di numerose imbarcazioni che qui trovavano il porto di approdo e di partenza. È per questa ragione che la città crebbe, economicamente e socialmente, ancor prima che vi venisse stanziata la sede del regno siamese.



I resti archeologici, uniti alle testimonianze storiche, suggeriscono come, ancor prima che Ayutthaya divenisse capitale del Siam, alcune comunità khmer avessero popolato zone non lontane dall’isola (XI sec.) e come forse, addirittura, esistessero alcune città nella regione che costituivano, da sole, un piccolo stato. Queste popolazioni avevano abbracciato l’induismo e il buddhismo Mahayana - una delle sue correnti principali -, come testimoniano alcune costruzioni all’interno e nella prima periferia dell’isola.
Ayutthaya deve il suo nome ad Ayodhya, la casa del dio Rama nel racconto epico indiano Ramayana, che corrisponde al sanscrito ‘imbattibile’, ‘inespugnabile’; il suo intero nome in thailandese sarebbe Phra Nakhon Si Ayuthaya (‘Città Sacra di Ayodhya’).
Ayutthaya assunse il ruolo di capitale nel 1350, succedendo alla magnifica Sukhothai - situata molto più a nord ed evacuata a causa di calamità naturali -, sotto il regno del suo primo re Ramathipbodi I (conosciuto anche col nome di Phra Chao U-Thong), in un periodo di monarchia assoluta. Questo re era un protettore del buddhismo - allora ai primi passi nel Siam - che, in seguito, divenne la religione nazionale.
Quando, alla fine dei suoi giorni come capitale, Ayutthaya cadde nelle mani dei birmani (nel 1767, dopo ripetuti attacchi e assedi), i re che si succedettero - appartenenti a dinastie diverse - erano stati ben trentatré, di cui Ekatat fu l’ultimo. Da quel momento, il suo successore, re Taksin, dichiarò l’indipendenza e stanziò la nuova capitale presso la città di Krung Thon Buri.



Il governo stabile per ben 417 anni di Ayutthaya come capitale riuscì a rendere possibile la centralizzazione del Regno Siamese. Tuttavia, numerosi cambiamenti si susseguirono durante questo regno, anche nel lungo periodo di Ayutthaya, il più prestigioso dell’intera storia della Thailandia. Le dimensioni del Regno di Ayutthaya crebbero o diminuirono sotto ogni re a seconda del suo potere e delle sue capacità nell’arginare l’invasione e gli attacchi birmani, ai quali, comunque, la città dovette soccombere nel XVIII secolo. Fintanto che il regno si espanse o si rimpicciolì, si ebbero scambi culturali e influenze religiose - soprattutto durante il XVII sec. - con i cinesi, i giapponesi, gli arabi, gli indiani, i portoghesi, gli inglesi, i francesi e gli olandesi. I diversi stranieri che vennero a stabilirsi nella capitale - commercianti o semplici civili (soprattutto soldati di ventura) -, furono abili nel seguire le loro attività, riuscendo, nel contempo, a estendere le loro religioni ai siamesi. Fu in questo periodo che i primi missionari cristiani diedero inizio alla loro opera di proselitismo in Thailandia. La prima chiesa cattolica fu fondata dai portoghesi, per mano di un prete domenicano, nel 1555, alla quale seguirono altre chiese erette dai francesi - la più importante delle quali è quella di San Giuseppe, del 1666: quando fu distrutta, una nuova chiesa venne costruita sulle sue fondamenta, durante il regno di Rama V e, ancor oggi, continua a essere frequentata dalla piccola comunità cattolica locale.



Ma non sono certo i resti del cattolicesimo a rendere famosa la zona archeologica di Ayutthaya, una fra le più importanti del Paese. Il complesso del Palazzo Reale aveva tre residenze principali. Nel 1440 queste dimore vennero date alle fiamme e, sulle loro ceneri, sotto il regno di re Tri Lokanat, ne vennero edificate di nuove. Tra queste si trovavano le residenze Suriyat-amarin e Banyongrattanat, presso cui il re abitava; la Viharasomdet, utilizzata per le funzioni cerimoniali, e la Chakrawatphaichayon, usata come punto di avvistamento per eventuali nemici da parte dei militari, come luogo ove svolgere festival tradizionali e, a volte, per ospitare visitatori e amici de re. A quest’ultimo scopo veniva adibita anche la residenza Sanphetprasat. Oltre a queste lussuose residenze, esistevano anche una casa per gli elefanti - considerati animali sacri -, stalle per i cavalli, giardini, pozzi, la piscina personale del re, padiglioni, vivai per i pesci, una ruota ad acqua e un sistema di drenaggio, interamente in mattoni. 


Tutte queste costruzioni erano contenute all’interno di una cinta di mura, dotata di garitte, cancelli e piccole fortezze. Il muro meridionale costituiva una sporgenza che abbracciava il Wat Phra Si Sanphet, il monastero reale, riconoscibile oggi per i tre grandi stupa, la tipica struttura a campana buddhista. Il tempio serviva da cappella privata del re e ospitava le cerimonie solenni di stato. Questa tradizione di possedere un monastero all’interno delle mura del palazzo reale continuò fino a quando la capitale fu spostata a Bangkok.
Un altro luogo storico dell’isola di Ayutthaya è il Palazzo Chan Kasem (o Chandrakasem, il cosiddetto Palazzo ‘di Fronte’, del 1577), in cui visse il re Neresuan fino all’incoronazione - quando, cioè, era ancora Principe della Corona. Una terza struttura, il Palazzo ‘del Retro’, spiccava sul lato occidentale delle mura. Costruito durante il regno del re Pramahathamaracha (1569-90), in seguito fu chiamato ‘Giardino Reale’.



Durante il periodo di monarchia assoluta il re esercitava un potere totale. Le sue principali responsabilità erano quelle di propagare il buddhismo e di difendere il regno dalle invasioni nemiche, soprattutto birmane. Per raggiungere questi obiettivi furono eretti - per decreto reale - palazzi, monasteri, mura, torrette di avvistamento e fortini. Queste strutture erano costruite in mattoni o in pietra, per meglio resistere all’erosione degli agenti atmosferici e al tempo. Il popolo, tuttavia, abitava in case ed era protetto da strutture in legno, stanziate soprattutto lungo il fiume, la principale via di comunicazione: l’uso della pietra per costruzione era riservato esclusivamente agli edifici religiosi. I semplici cittadini si guadagnavano da vivere con l’agricoltura e il commercio, quest’ultimo concentrato in distinti centri fieristici, ognuno dei quali specializzato secondo il tipo di merci (alimenti, vestiario, attrezzi, ecc.).


Oggi, non meno di quattrocento wat - templi o monasteri - rimangono sull’area dell’isola e nelle sue immediate vicinanze. All’interno di ogni wat si trovano edifici quali stupa, chedi (monumenti a forma di campana, atti a ospitare un’effigie del Buddha), vihara e uposatha (sale per le ordinazioni). Gli stupa venivano costruiti per contrassegnare località ritenute importanti per il buddhismo e per contenere le reliquie del Buddha (capelli, denti, ossa), tavole votive o tesori appartenenti ai re e alle loro famiglie. Alcuni contengono addirittura la ceneri di antichi nobili, ufficiali o uomini facoltosi, il cui aiuto economico alla costruzione o al restauro di un monastero era stato fondamentale. Le forme degli stupa variano a seconda delle influenze artistiche e stilistiche dei diversi periodi. Restauri successivi furono spesso realizzati con uno stile diverso e più moderno, così che oggi ogni stupa rimasto in piedi ha stili differenti, pur su una base caratterizzata da un solo stile, che corrisponde al più antico.



Altri edifici ritenuti indispensabili e ancora attuali, all’interno di un monastero, sono il vihara e l’uposatha: il primo è un edificio contenente una o più immagini del Buddha, presso il quale vengono tenute cerimonie di premiazione. L’uposatha è, invece, una costruzione circondata da pietre sacre che la delimitano, all’interno della quale vengono celebrate le ordinazioni dei monaci.
I monasteri sono sempre stati considerati, da parte dei thailandesi, luoghi di studio e di preghiera di fondamentale importanza. Di conseguenza sono divenuti, nel corso della storia, anche importanti centri artistici. Tra le rovine di Ayutthaya le forme artistiche si sono manifestate su stucchi, elementi architettonici e dipinti, spesso raffiguranti le storie della vita del Buddha (le famose 550 Jatakas), i viaggi di alcuni monaci da Ayutthaya a Ceylon - la patria del buddhismo - o leggende riguardanti il Bene e il Male.
Altre funzioni che i monasteri di Ayutthaya ebbero nel corso della storia includono quelle di luoghi per celebrare vittorie militari (come nel Wat Khunmuangchai) o per giurare la propria fedeltà al re. Servirono, inoltre, per scopi militari, come campi di addestramento o, dai nemici - dopo averli conquistati - come accampamenti per le loro truppe (Wat Phukhao Thong, costruito da re Ramesuen nel 1387; Wat Mae Nang Plum; Wat Maheyong; Wat Na Phramen, restaurato nel XVIII sec.). Nei monasteri, addirittura, si organizzarono alcune ribellioni, ospitando i rivoltosi (Wat Ratcha Praditsathan; Wat Yai Chai Mongkhon, costruito da re Naresuen); oppure vi trovarono rifugio la famiglia reale e i nobili (Wat Pradu Songtham) e, in un caso, vi vennero giustiziati (Wat Khok Phaya).



Gli edifici di Ayutthaya furono abbandonati e lasciati in rovina dopo la caduta della città in mano ai birmani - che seppero abilmente l’insolita morfologia della città a isola, la stessa che in passato aveva aiutato a proteggerla, per conquistarla - e il trasferimento della capitale a Thon Buri. Numerosi tesori furono rubati da diversi predatori della regione. Quando il re Rama I salì sul trono e fece costruire Bangkok, diede inizio anche al restauro dei monumenti di Ayutthaya - dopo una prima fase di smantellamento per utilizzarne i materiali da costruzione altrove - e ordinò di erigerne di nuovi. Far rivivere lo splendore passato di Ayutthaya divenne un’importante campagna politica ufficiale e un motivo di orgoglio nazionale. Alcuni templi furono restaurati secondo lo stile originario, mentre altri subirono influenze del periodo di Bangkok. I dipinti murali di molti edifici vennero restaurati e ne furono disegnati di nuovi come, ad esempio, quello interno al Wat Pradu Song Tham, raffigurante una processione, realizzato durante il regno di Rama IV. Il restauro delle antiche rovine di Ayutthaya continua ancor oggi, in una Thailandia sempre più moderna e in corsa per uscire dal sottosviluppo: l’importanza storica dell’ex capitale del Siam rappresenta un patrimonio insostituibile per i thailandesi.


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