martedì 2 ottobre 2012

CINA - GUANGXI, INSEGUENDO IL CORMORANO


PANORAMI MOZZAFIATO, SEGUENDO LE ANSE DEL QUIETO FIUME LI, NEL CUORE DEL GUANGXI, NEL SUD DELLA CINA. MA COME EVITARE IL TURISMO DI MASSA LOCALE? CON UN PO’ DI PAZIENZA, DUE RUOTE E QUALCHE STRATAGEMMA.

Anni fa fui folgorato dalla bellezza della regione di Guilin grazie alla bibbia della mia educazione vagabonda: il National Geographic, sempre sia lodato. Qualche fotografo consapevole di ciò che stava facendo aveva ricostruito le ventiquattrore del pescatore locale dotato non di canna né di reti da strascico, troppo banali, ma di cormorano. Fino ad allora avevo sempre e solo ritenuto che gli uccelli fossero creature dell’alto dei cieli, poco addomesticabili. In questa landa del mondo, invece, i pennuti con l’anima anfibia convivevano come chihuahua da salotto assieme ai loro proprietari. Come divano una canoa per equilibristi fatta con grosse canne di bambù. Il cormorano, avvistato il boccone con quegli occhi inquietanti - da uccello pazzo - che si ritrova, si tuffava contro la preda e, nove volte su dieci, la afferrava con il becco. Per evitare che il raccolto fosse inghiottito, l’uomo si era industriato ad adottare un accorgimento: applicare un ‘collare’ all’uccello, così da impedire la deglutizione. Si pensa e si spera che ai cormorani venga lasciato un pesce, una tantum. Come la redazione di Panorama Travel mi ha proposto: ‘Vuoi andare a vedere i cormorani?’, ovvio, ho detto yessss.








Prima tappa Guilin, cittadona del Guangxi, facilmente raggiungibile in aereo da Canton (ufficialmente Guangzhou) in un’oretta di comodo volo. Studiando la location prima di raggiungerla, digitando ‘Guilin’ sulla ricerca di immagini on-line, appaiono solo le idilliache formazioni rocciose che spuntano come pan-di-zucchero lungo le mille curve del fiume Li. Tramonti spettacolari, pescatori in posa plastica, cormorani pure. Vago richiamo alla baia di Halong, in Vietnam. Mi ero dunque fatto un’idea assai bucolica del luogo. Ma nessuno si era preoccupato di dirmi, o almeno di illustrarmelo, come Guilin fosse una cittadona cinese come tante, dove pulsano circa ottocentomila anime. La sua bella piazza centrale per le adunate di partito, traffico fuori controllo, freddo orrendo d’inverno, caldo umido pure orrendo d’estate. Venite da queste parti in primavera o in autunno, che corrispondo pressappoco alle nostre. In generale poca anima, in questo principale porto turistico della regione, se non sul lungofiume, dove poter osservare imbarcazioni di tutte le dimensioni che si trascinano lungo le placide acque. Qua è là l’odore pungente del kimchi, cavolo cinese fermentato nel peperoncino, una bomba di miasmi fondamentale nella cucina coreana, ma diffusa con adattamenti locali anche in diversi luoghi della grande Cina (un amico coreano intervistato sulla materia mi ha detto: Corea batte Cina, almeno in termini di kimchi, dieci a uno). E poi, il nemico silenzioso. Passeggiando bisogna fare molta attenzione, tenere sempre gli occhi aperti a 360°. Moltitudini di motorini elettrici silenziosissimi che scorazzano in ogni dove, marciapiedi e zone pedonali inclusi. Ecologicamente sensibili, ma potenziali sicari che ti arrivano alle spalle senza fare il minimo rumore, senza seguire alcuna regola del codice stradale. Di certo l’aria di Guilin è molto più pulita di quella di Pechino, ma vorrei sapere quanta gente, soprattutto turisti, ogni giorno va al pronto soccorso a farsi riparare parti frantumate.









Sopravvissuti ai motorini assassini, Guilin potrebbe essere bella, se non fosse che gli amministratori locali del turismo avessero deciso di spremere come limoni i visitatori. Tutti i punti d’interesse migliori - i cocuzzoli da cui si godono le viste panoramiche più mozzafiato - sono stati circondati da piccole muraglie cinesi con un varco solo dalle parti della cassa. Vuoi vedere il fiume Li dall’alto? Pagare (cifre relativamente esose, per il costo della vita in Cina) e scarpinare. Spesso con la gioia di essere accompagnato da torme vocianti di turisti cinesi, un’esperienza… unica (turismo agli inizi, ‘bambino’, esaltato e urlettante per tutto ciò che vede/fa). Come evitare tutto ciò? Il biglietto è inevitabile, e la Cina non è un paese in cui è consigliabile provare l’ebbrezza ‘portoghese’, quella dei furbi scavalca-muri. Ma si può fare qualcosa per evitare le camionate di gente ululante. Puntate la sveglia presto, provate a considerare il viaggio come un’avventura un po’ da caserma. Alzabandiera all’alba, così da essere ai cancelli per primi (anche secondi va bene). Godrete della bella luce della prima mattina, del relativo silenzio, dell’illusione di scoprire il luogo, prima che arrivi la gita scolastica. I luoghi da visitare in città sono quelli che troverete su tutte le guide, ma non conosciamo la crisi e abbiamo inchiostro da consumare, dunque eccoli anche qua: l’Elephant Trunk Hill (la collina ‘proboscide’), subito a sud del centro. Noterete l’ingresso perché preceduto da gruppetti di uomini fumanti che passano le giornate a giocarsi la pensione a carte, lo sport nazionale (fumare e giocare a carte). E poi, più distanti, il Solitary Beauty Peak - pinnacolo con una ex prigione Ming, 152 metri di altezza da affrontare a suon di scalini -, i colli Wave-Subduing e Folded Brocade (ogni colle porta un nome con ciò che l’uomo, nel tempo, ha stabilito raffiguri), le grotte Returned Pearl (presso il colle Wave-Subduing, con bassorilievi buddisti), Wind (altre sculture buddiste) e Red Flute, quest’ultima con grandi stalattiti e stalagmiti illuminate con luci da luna-park. Qua e là i resti delle antiche mura della città, e nel centro del laghetto Shan, nel cuore di Guilin, le due pagode gemelle (Sole & Luna), simbolo della città. Se il clima lo permette, e avete i peli sullo stomaco per affrontare il traffico locale, noleggiate una bici e raggiungete i luoghi più lontani per conto vostro. Avrete un mezzo per fuggire quando arrivano i bus delle escursioni organizzate.





Escursioni non sempre da condannare, soprattutto quando permettono di visitare luoghi distanti e di rientrare in giornata. Una per tutte, da non perdere, nei dintorni di Guilin,: quella alle Dragon’s Backbone Rice Terraces, le risaie a terrazze della ‘spina dorsale del dragone’. Non è chiaro chi abbia inventato questo nome fantasioso, ma certo è che sembra calzargli a pennello. Sinuose, come un drago del capodanno cinese che benedisce un negozio di Chinatown per l’anno a venire, se viste dalla sommità possono far pensare a un serpente che ha abbandonato la pelle dopo la muta. Spettacolari, punteggiate da villaggi delle minoranze etniche, meriterebbero più di una visita mordi-e-fuggi, e chi ha tempo può passarvi la notte in una delle guest-house spartane che si trovano nei centri principali: Dazhai (pura atmosfera rurale), Ping’an (quello più turistico), Tiantouzhai (con le terrazze più spettacolari, ma poco comfort). Questa la triade di villaggi che può offrirvi un tetto sulla testa e pasti caldi, concedendovi tutto il tempo per vagare qua e là fra risaie e mondine. Atmosfere che ricordano l’Indonesia, oppure la meraviglia bucolica di Batad, nel Nord delle Filippine. Un mondo incantato che, per fortuna, stenta a trasformarsi, grazie a una tradizione secolare e a una conformazione geologica che non permette grossi cambiamenti. Anche in questo caso, se non si vuole partecipare a un’escursione organizzata, il fai-da-te è possibile e consigliabile. Basta prendere un bus locale per Longsheng e lì cambiare con un altro mezzo per il villaggio desiderato. Visitare le terrazze è un’avventura umida e fangosa, non fate come tanti back-packers americani che fanno questione di andare sempre e dovunque in infradito: il fango delle terrazze ve li fagociterebbe al primo passo. Meglio le vecchie, care scarpe.






Lasciare Guilin e raggiungere Yangshuo, accento sulla o, a circa 60 km, è un atto dovuto se siete finiti da queste parti. Per farlo nulla di meglio che lasciarsi trasportare dal quieto fiume Li. A Guilin c’è un’offerta massiccia di escursioni in barca. Le più costose sono quelle con guida che parla inglese, su grandi barconi, a circa 40 euro, pranzo incluso. Per risparmiare, sulla stessa tratta si può prendere un barcone con guida (e moltitudini di turisti) cinese, a circa 25 euro (stesso menù: sbobbone di noodles preparato dallo chef nelle viscere della poppa fumante del barcone, dov’è ricavata la cucina). Alternativa molto migliore, anch’essa ottenibile tramite alcune agenzie, è quella di raggiungere Yangshuo a bordo di una barchetta di ‘bambù’, in realtà lunghi tubi di plastica, ma dire che sono di bambù fa esotico... Costa appena 100 yuan a persona, e ogni barchetta non trasporta più di sei passeggeri e relativi bagagli, privacy garantita. Verrete prelevati al vostro alloggio verso le 9,30 del mattino, trasportati in van fino all’imbarcadero per circa un’ora, poi navigherete lentamente, a motore, per circa tre ore, includendo una sosta per mangiare in un villaggio. Corrompete il vostro barcaiolo e cercate di fare una tappa extra a Xingping o a Yangdi, villaggi che delimitano il tratto più bello del fiume, tanto da essere stati immortalati sulle banconote da 20 yuan. A fine navigazione sarete trasportati fino a Yangshuo per un’altra ora circa, cambiando due mezzi, prima una specie di cart da golf, per evitare le buche più dure…, quindi su un autobus pubblico. Tutto incluso nei 100 yuan, circa cinque ore l’intera odissea. D’inverno copritevi, d’estate preparatevi a sudare e a giocare agli autoscontri con le altre, troppe barchette. Lungo il tragitto passerete il tempo con il naso all’insù, a guardare e fotografare i pinnacoli. Di cormorani non ne vedrete granché, prima del capolinea. Dove vedrete anche molto altro.









A Yangshuo ci sono sbarcato la sera del 1° gennaio, esperienza che non mi sento di consigliare a tutti. A parte il freddo, mi era sembrato di essere tornato ai miei diciott’anni, a… Ibiza. L’intera gioventù cinese apparentemente a intasare la West Street, strada pedonalizzata tutta negozietti, bar, ristoranti, agenzie ‘Spiderman’ per scalate, gente che va su e giù senza sapere esattamente perché. Musica al massimo volume nei locali, in uno pure una ballerina di lap dance avvinghiata a un tubo! Dove sono i miei cormorani?? Qualche fanciulla mi fotografa, non perché assomigli a Brad Pitt, ma perché qui di occidentali non ce ne sono tanti, soprattutto durante un ‘ponte’ cinese, in cui un miliardo e trecento milioni di persone va in vacanza (non tutte a Yangshuo, per fortuna). Mi rifugio ai piedi della gigantesca teiera di bronzo intarsiato con draghi della venditrice di tè bollente allo zenzero, buonissimo toccasana contro il raffreddore per appena tre yuan. Me la sono fatta amica subito, e ogni giorno all’ora del tè sono lì. Lei zero inglese, io zero cinese, se non un mandarino xièxie, pronunciato sheshè, grazie, che va sempre bene. Mi ha adottato e mi protegge, a suon di tè, dai venditori ambulanti che mi vogliono appioppare cartoline o lustrare le scarpe. Alberghetti a decine, a prezzi molto bassi, in forte concorrenza l’uno con l’altro. Un mercato delle carni da evitare per chi minimamente ami gli animali (vi ho visto i Bastioni di Orione). E, finalmente, i cormorani! Parcheggiati su qualche canoa all’estremità della West Street che si affaccia sul fiume. Un anziano ex pescatore vuole qualche yuan per farsi fotografare con i suoi due pupilli alati. Altri sono stati assoldati dalle agenzie turistiche per la ‘pesca notturna’ (di turisti). Paghi, ti portano su una canoa a fare da traino a quella del pescatore, fotografi mentre il cormorano si guadagna lo stipendio. Un’agenzia, di fianco al Kentucky Fried Chicken (sigh!), espone foto spettacolari di cormorani che afferrano la preda. A osservarle bene, però, si vede che qualcuno ha giocato pesantemente con Photoshop. Se lo sa il fotografo del National Geographic gli prendono le convulsioni. Ma poi, se dio vuole, passato il capodanno non cinese (ogni scusa per fare un po’ di vacanze è buona, no?), l’orda sciama, la cittadina prende un volto umano, si può iniziare a goderne i lati positivi. E, per farlo, nulla di meglio di una bicicletta.










A Yangshuo, ancor più che a Guilin, avere due ruote può essere risolutivo per rendere indimenticabile il proprio viaggio. Venti yuan al giorno, poco più di due euro, questo il prezzo della libertà, considerando anche che qui ci sono molti meno motorini-killer e un traffico più rarefatto. C’è solo da sbizzarrirsi, in ogni direzione. Non faccio l’elenco delle località che si possono raggiungere a suon di polpacci, finirei con lo scrivere le Pagine Gialle. La cosa migliore è inforcare il cavallo di metallo e curiosare lungo i sentieri, attraversando villaggi, costeggiando il bel fiume Yulong, affluente del Li. Grotte, villaggi di pescatori, colline e pinnacoli ancora una volta con nomi spesso ridicoli (‘tartaruga che scala la collina’, ‘leone che sale lungo la collina delle cinque dita’, ‘nonno che guarda la mela’, ‘gabbia per galline’, ‘leone che osserva i nove cavalli’, ‘cammello che attraversa il fiume’), gole, tempietti, piccoli ma trafficati agglomerati urbani. L’incredibile Moon Hill - un pinnacolo-ciambella, con buco apparentemente disegnato con il compasso -, d’estate i fanghi presso le grotte Black Buddha, oppure la grotta Silver, per scaldarsi d’inverno. E poi ancora, bufali d’acqua, contadini, pollai affollatissimi. Nelle campagne voi sarete l’attrazione dei luoghi che attraverserete, così come loro lo saranno per voi. Un antico scambio, che da solo giustifica un viaggio dall’altra parte della terra.


Ente Turismo Cinese
Via Nazionale 75 - 00184 Roma
Tel. 06 4828888
Fax 06 48913429
www.turismocinese.it

IN RETE
http://it.wikipedia.org/wiki/Guilin
sito in italiano di Wikipedia, con informazioni generali, storiche e geografiche
approfondito sito in inglese di Wikitravel, con numerose informazioni pratiche
sito in inglese con numerose informazioni turistiche, dagli eventi agli alberghi e ristoranti
sito in inglese di Wikitravel, con dettagliate informazioni pratiche su Yangshuo e la zona circostante
http://www.yangshuocookingschool.com/
sito in inglese di una scuola di cucina a Yangshuo, corsi dai 2 ai 7 giorni
http://www.travelchinaguide.com/attraction/guangxi/yangshuo/
guida dettagliata alle svariate escursioni nella zona di Yangshuo, in inglese
http://www.ysclimbfest.com.cn/en/
sito in inglese dedicato alla terza edizione annuale (la prossima dal 29 al 31 ottobre 2011) di arrampicate


DOVE DORMIRE
A Guilin l’alloggio migliore è lo Sheraton Guilin Hotel (www.starwoodhotels.com, 15 Bin Jiang Road, tel. 773 2825588), in posizione centrale sul lungo fiume, a pochi passi dalla via pedonalizzata Zhengyang Lu. Oltre 400 belle camere, di cui 17 suite. Due opzioni più economiche di fianco allo Sheraton. L’Eva Inn (www.evainn.com, 66 Bin Jiang Road, tel. 773 2830666), ha 113 stanze a partire da circa 35 euro. Qualche passo alla sua destra, il Backstreet Youth Hostel (3 Renmin Road, tel. 773 2819936, guilinhostel@hotmail.com) da anni è un’istituzione per i back-packers. Ha buone camere a circa 11 euro (colazione esclusa), wi-fi gratuito nella confortevole sala della reception. Nei pressi dell’autostazione, inoltre, ci sono numerosi alberghetti discreti a una decina d’euro circa. Infinite le possibilità di alloggio a Yangshuo, dove il numero di alberghetti carini non si conta. Fra i tanti: Ai Yuan Hotel (www.aiyuanhotel.com, 115 West Street, tel. 773 8811966), in posizione centralissima, con camere a partire da circa 30 euro. Sempre centrale, e arredato con ottimo gusto, il Magnolia Hotel (www.yangshuoren.com, 7 Die Cui Road, tel. 773 8819288) ha belle stanze a partire da 25 euro (colazione esclusa). Chi vuole godere dell’ambiente rurale dei dintorni di Yangshuo può alloggiare al The Giggling Tree (www.gigglingtree.com, tel. 13667866154, nel villaggio di Aishanmen, a 5 km da Yangshou, 30 yuan in taxi, vedi http://pietrotimes.blogspot.jp/2012/03/cina-dove-lalbero-ridacchia.html). Una ventina di camere, a partire dal dormitorio per back-packer, a circa 5 euro, e camere doppie a circa 20 euro, ‘suite’ (tre letti) a 25 euro. Di proprietà e gestione olandese, ha un ottimo ristorantino economico con piatti locali e occidentali. Il suo caminetto, d’inverno, è una specie di paradiso in terra.



DOVE MANGIARE
Per una buona cena all’occidentale a Guilin lo Sheraton (vedi) ogni sera offre un buon buffet a circa 20 euro. Per la cucina cinese le possibilità sono infinite, a partire dai numerosi ristorantini di strada molto economici (si può fare un pasto completo con poco più di un euro) in cui basta indicare ciò che è esposto e si vuole. Un pasto di questo genere, di solito, costa 10 yuan e include un piatto di vostra scelta (mix di carni, pesci e verdure), un piatto di riso bianco e una zuppa calda (bacchette per mangiare, zero tovaglioli e zero inglese, ma sapori spesso da 10 e lode). Per la cucina del Sichuan potete mangiare al Yiyuan Restaurant (Nanhuan Lu, vicino all’ingresso dell’Elephant Trunk Hill, tel. 773 2820470), con menu in inglese, di sera aperto solo fino alle 21,30. Il piccolo ma accogliente Little Italian (18 Bin Jiang Road, tel. 773 3111068) ha ben poco di italiano, nonostante ufficialmente offra pasta e pizza. Quest’ultima è commestibile, ma il luogo è consigliato soprattutto per la prima colazione (d’inverno a partire dalle 10). L’offerta culinaria si amplia abbondantemente una volta a Yangshuo. Per un fantastico pasto - pranzo o cena - fate questione d’onore quella di visitare almeno una volta l’eccellente Pure Lotus (www.yangshuomagnolia.com/purelotus.htm, 7 Die Cui Road, di fianco al Magnolia Hotel, tel. 773 8818995). Visto da fuori non sembra niente di che, ma una volta all’interno scoprirete un luogo incantevole - una specie di raffinata galleria d’arte - con un menù vegetariano delizioso, vasto ed economico. Volendo, il cameriere Diego (cinesissimo, ma buon calciatore) vi farà accomodare nella bella stanza privata, con vista sul piccolo ponte. Ottimo il Lo Han Zhai Guilin style (‘Buddha’s delight’, ‘piatto vegetariano dei bonzi’, mix di noodles e verdure), così come le polpette di farina di glutine con verdure. Chi ama la cucina indiana può provare piatti con sapori autentici al Kali Mirch (‘pepe nero’) Indian Cuisine (Sunshine 100, oltrepassando l’arco della ‘galleria dei ristoranti’ a pochi metri dalla West Street, tel. 13760359594). Molto frequentato dagli stranieri, è aperto fino alle 22,30. A colazione Kelly’s Place (43 Guihua Road, parallela di West Street) è il luogo dove molti back-packers si ritrovano, visto l’ampio menù occidentale a prezzi adeguati. Confortevole e accogliente, vanta l’hamburger vegetariano migliore di Yangshuo (ma evitate i piatti ‘italiani’), e ha un servizio wi-fi gratuito per i clienti.


SHOPPING
Le due vie pedonali di Guilin e di Yangshuo - rispettivamente Zhengyang Lu e West Street - offrono infinite possibilità di acquisto, con negozietti spesso privi di indirizzo o di commessi che parlino un po’ di inglese (più diffuso a Yangshuo). A Guilin abbonda l’abbigliamento a prezzi economici, a Yangshuo il souvenir per turisti. In entrambe le località scovate i negozi specializzati in tè: per i cultori della bevanda sono specie di templi da cui è impossibile uscire a mani vuote, se non altro per la bellezza delle confezioni, a partire da quelle rotonde, con foglie del vicino Yunnan avvolte in carte molto esotiche. A Yangshuo c’è solo da sbizzarrirsi: dalle magliette con ideogrammi cinesi e significati poco seri (‘sono povero/vergine’ ecc.) ai lecca-lecca a forma di drago fatti sotto i vostri occhi, dalle giacche The North Face false (11-16 euro) ai bei kit pennello-inchiostro per scrivere ideogrammi. Bigiotteria d’argento pubblicizzata come proveniente dalle minoranze etniche (tutta da valutare), orribili magliette caricatura con personaggi di discutibile eleganza (Adolf Hitler, Osama Bin Laden), maschere e oggetti di legno. Gli amanti del kitsch non dovrebbero mancare, più o meno nel centro della West Street, il punto vendita della catena di Hong Kong Match Paradise, che a Yangshuo ha un altro negozio a qualche isolato di distanza. Specializzato in scatole di fiammiferi per collezionisti (tematiche, da Elvis Presley a Che Guevara, dalle antiche geishe ai generali nazisti...), offre quantità sorprendenti di memorabilia pseudo-vintage dedicata al maoismo e a tutte le icone del secolo passato, incluso un Barack Obama trasformato in Mao. Fantastici pad da computer con le immagini dell’iconografia maoista a 10 yuan (ma evitate la commessa, ve ne chiederà il doppio...).





IL VOLO
Air China (www.air-china.it) ha voli da Malpensa e da Fiumicino (circa 10 ore di volo) per la Cina, con scalo a Pechino, dalla quale è possibile prendere la coincidenza per Guilin.


COME MUOVERSI
L’aeroporto internazionale di Guilin (KWL) è a una trentina di km dal centro della città (Yangshuo non ha un aeroporto). Per raggiungerlo economicamente (20 yuan) in circa 45 minuti c’è il comodo autobus della CAAC (il consorzio delle compagnie aeree cinesi) che parte ogni mezz’ora dagli uffici della medesima (dove si possono acquistare biglietti aerei per l’intera Cina, ma il personale parla poco o zero inglese). Un taxi per gli alberghi indicati, da lì, costa 10 yuan (90-100 se direttamente dall’aeroporto). Sia a Guilin sia a Yangshuo si può girare comodamente a piedi, almeno in centro. Per raggiungere le località interessanti nei dintorni si posso fare tour organizzati dalle agenzie turistiche locali, che si occupano di tutto. Chi ama il fai-da-te a Yangshuo può noleggiare una bicicletta, pressoché dovunque (tramite l’albergo o direttamente in strada), per 20 yuan al giorno (NON lasciate il passaporto in deposito). A Yangshuo c’è anche chi noleggia moto elettriche, ma di stranieri che le usano in giro non se ne vedono: date l’educazione stradale locale, è facile capire perché. Guilin è collegata a Yangshuo in autobus con corse frequenti dall’autostazione principale (15 yuan, un’ora e mezzo di viaggio). A Yangshuo è possibile trovare un taxi diretto all’aeroporto di Guilin per circa 20 euro.


Fuso orario
Sette ore in più rispetto all’Italia, cinque quando da noi è in vigore l’ora legale.

Documenti
Passaporto con almeno sei mesi di validità. Visto da ottenere in ambasciata o consolato (o presso le agenzie apposite), valido 30 giorni. È possibile ottenere l’entrata multipla (30 + 30 giorni), che però vi impone di uscire dal Paese dopo un mese, per poi rientrarvi.

Periodo migliore
Durante la nostra primavera e il nostro autunno, pressoché corrispondenti a quelle del Guangxi. L’estate, a Guilin, è torrida e umida, e l’afflusso di turisti enorme. D’inverno fa parecchio freddo e il cielo è quasi sempre annuvolato.

Lingua
La lingua ufficiale del Guangxi è il mandarino. Poco diffuso l’inglese.

Moneta
La moneta ufficiale è lo Yuan (RMB): un euro ne vale 8,50 circa.

Prefissi
Il prefisso internazionale per la Cina è 0086, quello di Guilin e di Yangshou 0773. Per chiamare l’Italia: 0039.

pubblicato su Panorama Travel


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