martedì 2 ottobre 2012

COSTA RICA - IL CARNEVALE DI COLOMBO


Un carnevale fuori stagione, per celebrare il Día
  de la Raza, il Giorno della Razza, e la 'scoperta' del navigatore italiano. 
A Puerto Limón, Costa Rica, dal 10 al 16 ottobre 2013. Fra lustrini, musica e molta voglia di divertirsi

Il fantasma di Cristoforo Colombo sembra vagare per le strade di Puerto Limón, popolarmente solo Limón, ogni anno verso ottobre. In quel periodo, infatti, la città della costa atlantica del Costa Rica, a 131 km dalla capitale San José, vive un imponente carnevale fuori stagione. Limón, porto principale del paese sviluppatosi alla fine dell’Ottocento, in gran parte abitato da una popolazione di origine giamaicana che parla lo strano inglese caraibico, celebra questa coloratissima festa in occasione del Día de la Raza (Giorno della Razza), la ricorrenza dello sbarco di Cristoforo Colombo nel Nuovo Mondo, avvenuto il 12 ottobre nella vicina Isla Uvita (la si può scorgere, un chilometro a est della città). Attorno a questa data - a volte prima, altre dopo - si tiene un’intera settimana di festa, assolutamente da non perdere per chi si trova da queste parti. L’idea di inventare un carnevale fuori stagione va attribuita ad Arthur King, un limoniense emigrato nella zona del Canale di Panama. Là King prese spunto dalle celebrazioni locali del Giorno di Colombo, e decise di istituire nella sua città un evento analogo. Il giorno dell’inaugurazione vede una programmazione piuttosto intensa: balli delle scuole locali di danza, concerti, bande musicali, spettacoli teatrali e di mimi per bambini, fuochi d’artificio e, a volte, una corrida de toros in un grande capanno situato nella zona portuale. Di solito, inoltre, la festa viene aperta da un discorso del presidente della Repubblica, seguito da quello della Regina del Carnevale locale.







Colombo in miniatura
Il momento clou della giornata è offerto dalla rappresentazione teatrale dell’impresa di Colombo, inscenata dai bambini delle scuole elementari. Il navigatore, vestito da marinaretto, con tanto di cappello da capitano decorato con la scritta Venezia, incontra i reali di Spagna, finemente vestiti con mantelli scarlatti e corone di cartone. Salpato a bordo di una caravella - anch’essa di cartone -, sbarca nelle Americhe, dove incontra gli indios, ai quali offre regali ben accetti. Le maestre si affannano a inseguire con il microfono i teatranti, così che tutti possano ascoltare le battute scambiate fra gli attori. La settimana che segue, se si eccettuano la presenza del presidente e la rappresentazione dello sbarco di Colombo, riprende quasi tutti i giorni la programmazione di quello d’inaugurazione. Nella zona portuale, lungo i moli e in un piazzale apposito, viene allestito un gigantesco luna park, vera gioia dei bambini e dei giostrai. I fotografi ambulanti, armati di sombrero messicano e Polaroid, guadagnano piccole fortune, così come le bancarelle di zucchero filato, di tiro al bersaglio e di gallo pinto, il piatto più consumato in Costa Rica, a base di riso e fagioli neri. Nel centro della città, lungo le due vie principali (le Avenidas 2 e 3), la festa si anima nei molti ristorantini allestiti per l’occasione dove, oltre a fiumi di birra, la musica - solitamente reggae - va avanti fino al mattino, quasi sempre al massimo volume. Qualche raro venditore di carne di tartaruga, nonostante la proibizione per legge, ne vende disgustose fettine tra i banchetti improvvisati. L’igiene non è il massimo, di notte la sicurezza totale non è garantita - gli ubriachi non si contano -, ma se presa con il dovuto spirito (denaro e preziosi in albergo, voglia di partecipare rispettando il forte orgoglio della popolazione nera locale), la festa può piacere a tutti, limonienses e gringos. Alloggiare in un albergo in prossimità di queste due vie, sempre che si riesca a trovare un posto disponibile, non garantisce affatto sonni tranquilli. Gli albergatori, durante la settimana carnevalesca, aumentano le tariffe (più del doppio), e guadagnano grandi somme all’insegna del tutto esaurito: Limón, infatti, in questo periodo viene invasa da migliaia di persone, soprattutto ticos - il nomignolo, privo di significati dispregiativi, che indica i costaricani.








Il Gran Desfile
Il giorno più interessante è senz’altro quello del Gran Desfile, la grande sfilata in costume che si tiene, di solito, il sabato prima o quello dopo il 12 ottobre (la data varia di anno in anno, a seconda di quando cade il 12). Il corteo inizia in tarda mattinata, partendo dalla periferia settentrionale della città. Già verso le undici i primi tamburi iniziano a rullare nei quartieri più poveri e i gruppi rionali spontanei, ‘in borghese’, danno inizio alla kermesse. Le vere scuole carnevalesche, alla ‘brasiliana’, ognuna con un costume, un nome e un ritmo propri, sfilano poco più tardi, percorrendo inizialmente il malecón (lungomare), quindi tutte le vie principali (le solite due). Il calore è tremendo, ma i ballerini e i musicisti vanno avanti imperterriti. La concorrenza tra le varie scuole per la migliore interpretazione, un po’ come in Brasile, è agguerrita, e i giudici che stabiliscono quale abbia diritto di precedenza a sfilare per prima sono oggetto di buffi improperi (del genere ¡chorizo!, salsiccia!, se il giudice è un po’ corpulento) da parte di quelle lasciate ‘in coda’. La scuola dei Los Brasileños, nonostante i suoi componenti non parlino una parola di portoghese e abbia ben pochi legami musicali con le escolas de samba brasiliane, è una delle più prestigiose e apprezzate.















Tra chi sfila balzano all’occhio alcuni partecipanti eccentrici, come l’emulo di Bruce Lee che esegue piroette e elargisce calci all’aria senza sosta. Oppure chi sfoggia capigliature caraibiche degne della precisione di un orafo, con il logo Nike o Adidas scolpito tra i capelli, o un grande San Bernardo, sfruttato come animale da traino di un carrozzone in miniatura (per combattere i quaranta gradi va abbeverato ogni cinque metri). Anche la Regina del Carnevale, in tutta la sua bellezza, sfila dall’alto di un palco d’onore trainato dai camion, assieme alle classificate in posizioni inferiori. Brevi gare di cumbia, improvvisate lungo le strade, completano la gioia e la frenetica attività di questa bella festa.











Chi vuole approfondire l’aspetto storico di Limón, inoltre, può fare una visita al locale museo etno-histórico, dov’è illustrata la storia della città fin dall’arrivo del navigatore genovese, con un’esposizione di manufatti dell’artigianato degli indios e delle popolazioni di origine africana.


pubblicato su Smoking



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