lunedì 28 gennaio 2013

CARTA STAMPATA, ADIEU


negli ultimi anni ho collaborato a Panorama Travel, soprattutto per la scrittura di articoli - al Sommo Direttore Pini piace/va come scrivo. problemi meteoropatici  con le ultime photoeditoresse le hanno portate ad arricchire le agenzie fotografiche piuttosto del sottoscritto (per fortuna altre agenzie vendono le mie foto nel mondo intero). ciononostante, grazie a PT (Panorama Travest, come la chiamavo io - ma non ditelo a Pini) ho fatto viaggioni per mio conto, soprattutto in Asia, e qualche fantastico viaggio stampa (strutture di superlusso dove mai avrei potuto andare con il mio portafogli sempre semivuoto). l'ultimo viaggio per conto mio, su missione per PT, fu in Giappone, due anni fa. lì lo tsunami mi colse, lì dirottai su Okinawa, dove sto vivendo e dove ho parcheggiato diversi pezzetti di cuore. il mio articolo sul Giappone fu rimandato da Pini al dopo-Fukushima, cioè al mai, visto come va il processo di bonifica della centrale nucleare devastata. l'ultima missione per PT è stata nella splendida Mauritius, qualche mese fa.
ora leggo sul post di un amico che PT ha chiuso bottega qualche giorno fa. Fèssbokk vede e provvede. nessuno della Redazione mi ha comunicato alcunché, anche perché credo siano tutti fuggiti da Segrate con gli scatoloni in mano, come fanno gli americani nei film quando traslocano definitivamente dalla scrivania. non mi è chiaro che sarà del mio paio di articoli in stand-by (Malacca, Mauritius), né del progetto per un futuro viaggio stampa alle Maldive. sono davvero dispiaciuto per tutto ciò, oltre che per la perdita economica e di possibilità di viaggio, anche perché la Redazione di PT aveva il raro pregio di non massacrare i miei articoli, dote rarissima nelle redazioni delle riviste. e mi dispiace per quelli che all'interno della Redazione hanno lavorato bene. Berlu, in perenne campagna elettorale, ha più volte dichiarato di non aver mai messo a casa nessuno dei suoi soldati, e se ciò è vero vuol dire che chi ha decimato i giornalisti a Segrate non lo ha detto al proprio Capo Supremo, occupato a disegnarsi i capelli con i pennarelli.
questioni tricologiche a parte, nell'articolo che mi ha comunicato il lutto (qui sotto riportato il link) colgo una contrapposizione già strasentita fra 'riviste vere, che fanno informazione' e 'riviste marchettare', schiave degli sponsor e della pubblicità. anche se ho iniziato la mia carriera di fotogiornalista 25 anni fa (lasciando molti cadaveri sul campo: Tutto Turismo, Gente Viaggi, ecc.) in maniera epica, facendo questione di viaggiare con 10$ al dì ovunque, zaino in spalla e stalle con piattole come alloggi, nel mezzo del cammin della mia piccola vita ho dovuto scoprire l'acqua calda: senza marchette, sponsor e pubblicità, le riviste muoiono. se non metti la gasolina nel serbatoio la macchina non va, lo sanno perfino qui a Okinawa.
un piccolo aneddoto per sfatare questo ennesimo luogo comune che sa di spocchia da 'viaggiatore' anziché 'turista' (roba ritrita, trapassata e cremata). anni luce fa una Somma Rivista - non faccio  nomi - mise sul trono un nuovo direttore. era appena uscito il mio 'Tropico Banana', poco dopo 'L'isterico a metano'. il neoDir cercava penne ggiovani per far risorgere una rivista che, con la gestione precedente, sembrava il catalogo Postal Markett. voleva racconti di viaggio freschi, che risvegliassero dalle catacombe i lettori anestetizzati dagli orologi da portare a Malindi pubblicizzati nella rivista patinata da pag. 70 a pag. 150. ci incontrammo in un bar cool della Milano da bere. il postaccio era così cool che qualche tavolo più in là giaceva incastrato con la panza Giulianone Ferrara. quattro chiacchiere al volo e il neoDir mi assoldò. come da copione gli scrissi un paio di articoli, uno me lo pubblicò. per qualche numero il neoDir ci provò sul serio, a pubblicare roba vispa, divertente. poi, dopo qualche mese, il boss dell'ufficio vendite si presentò con rendiconti in picchiata. dopo breve rincominciarono gli orologi indispensabili sotto una palma in un resort tropicale.
come concludere questo triste bollettino di guerra? augurando buonissima fortuna ai Pasdaran dell'informazione, a quelli che non perché trombati da qualche editore si trasformano da giornalisti in camerieri (con tutto il massimo rispetto per la categoria che a tavola mi porta le tagliatelle al ragù). ormai a spasso siamo così in tanti che o fondiamo una cooperativa di mutuo soccorso o ci inventiamo qualcosa di nuovo come contenitore delle nostre avventure. addio, carta stampata, gli alberi ringraziano. e un abbraccio a Panorama Travest. non temete, redattori: altre crociate verranno, per tutti.

http://www.sailingandtravel.it/blog/editoriali/2013/01/22/da-pionieri-a-contenitori-di-marchette-il-declino-delle-riviste-di-viaggio.html


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