mercoledì 3 luglio 2013

BRASILE - SAN PAOLO, JAPÃO

Un viaggio a San Paolo, Brasile. 
Inseguendo il Giappone.

Liberdade, nome che sa di libertà, e che a San Paolo è sinonimo di Asia. Di Japão, per la precisione. Qui, infatti, vive la comunità nipponica più grande al mondo fuori dal Giappone. Vi abitano anche parecchi cinesi e coreani, ma i giapponesi dominano, tanto da avere un museo dedicato alla loro immigrazione. Il quartiere non è grande, ma zeppo di cose da vedere/fare/mangiare. Il museo è nel cuore della Liberdade, a qualche isolato dai negozi di merci asiatiche, veri e propri shopping-center ricavati in condomini formicaio. Molti anziani parlano poco e male il portoghese, altri lo hanno fatto loro al cento per cento, come le due vecchiette in cui sono incappato in una drogheria, occupate a parlare di questioni calcistiche (è meglio il Corinthians o il Palmeiras?) come qualunque altro paulistano DOC. Nella piazzetta centrale della Liberdade ogni fine settimana si tiene il mercatino di artigianato e di cibi asiatici, frequentato massicciamente dai turisti di mezzo Brasile, gli stessi che accorrono per le mille feste giapponesi che si tengono da maggio ad agosto. L’associazione Bunkyo, che si occupa di promuovere la cultura giapponese e di fare assistenza sociale, organizza il Bunka Matsuri, la Festa della Cultura Giapponese (bunka = cultura, matsuri = festa), quest'anno il 5 maggio (ma con eventi collaterali per tutto il mese). Grande orgia di balli di strada, tamburi taikô, cerimonie del tè, cantanti tradizionali (geishe in kimono e pavarotti con occhi a mandorla) e moderni (esponenti del cosiddetto J-rock, J per Jap), arti marziali, lezioni di scrittura shodô (con inchiostro sumi) e di origami, danze del ventaglio, mercatini di prodotti giapponesi. Il menù è ricchissimo: tempura (verdure fritte, a volte con gamberi), yakitori (spiedini di pollo), yakisoba (spaghettoni con verdure e carne), takoyaki (polpette di polipo fritte), taiyaki (polpette a forma di pesce, ripiene con purè dolce di fagioli azuki), udon (spaghettoni in brodo), mochi (dolcetti a base di riso), sanma (pesce grigliato), gyoza (ravioli alla piastra, ripieni di carne) e sushi. Più un’infinità di altri dolci e dolcetti dai nomi complicati, ma che lasciano traccia nella memoria.



La Bunkyo organizza anche il Festival del Ciliegio in fiore, antica tradizione assai viva dovunque ci siano comunità giapponesi, soprattutto a New York e Washington. L’edizione paulista si tiene sulle colline di São Roque, paesino alle porte di San Paolo. Tra campi di alberi fioriti, il 6 e il 7 di luglio si svolge una due-giorni all’insegna del Giappone più bello che c’è. Un maestro d’arte vi insegna come fare aquiloni pazzeschi, mentre sul palco agli spettacoli di aikido si alternano le note sdolcinate di Maurício Miya, cantante sertanejo (il country brasiliano): cappello da cowboy, sonorità strappacore e occhi a mandorla, un mix pressoché unico. Nella grande mangiatoia pubblica - il tendone ai piedi del palco - la gente s’affolla assatanata per conquistare le mille leccornie offerte. Si può vedere come si fanno imochi, i dolcetti di riso ripieni di purè di fagioli. Il riso viene battuto a lungo con possenti martelli da Thor dentro a grandi pestelli, fino a ottenere una massa gommosa ideale per giocarci, come fosse pongo. La cioccolata Lindt è senz’altro migliore, ma vogliamo mettere la bellezza della creazione?



Tanabata Matsuri, il Festival delle Stelle
Lo spettacolo degli spettacoli, invece, è organizzato dalla Miyagui Kenjinkai do Brasil. Il Tanabata Matsuri (sabato 6 lugliohttp://www.culturajaponesa.com.br/?p=2624) è un’antica festa giapponese che ha origine nell’analoga festa cinese di Qi Xi. Quella di Tanabata si rifà alla leggenda di Orihime (la ‘Principessa tessitrice’), figlia del Tentei (Re del Cielo), solita tessere bellissime vesti per il babbo lungo le sponde dell’Amanogawa (la Via Lattea). Il re la voleva sempre al telaio, perché la principessa gli sfornava abiti di rara bellezza. Ma questa era infelice, perché tutto quello sgobbo le impediva di fidanzarsi. Il re, impietositosi, le fece incontrare Hikoboshi, mandriano noto come Kengyuu. L’amore scoccò al primo sguardo e i due si sposarono. Il nuovo status fece archiviare il telaio, mentre Kengyuu lasciò le proprie mucche a pascolare nel paradiso (il cortile del suocero). Il re si imbestialì, tanto da imporre la separazione ai due: ognuno su una riva opposta dell’Amanogawa, guai a voi se vi ribecco assieme. E tu, rimettiti al telaio. Orihime ricadde in depressione, per cui se il re voleva di nuovo un guardaroba pregiato doveva cedere alle richieste piagnucolose della figlia. Le permise di incontrare il marito solo il settimo giorno del settimo mese, una volta all’anno, alla condizione che si applicasse al telaio con lena da catena di montaggio. La prima volta in cui i due tentarono di vedersi, tuttavia, l’incontro fallì. Piccolo dettaglio: il fiume non aveva ponti. Orihime pianse cascate di lacrime, tanto da richiamare uno stormo di gazze che costruirono un ponte con le ali. Una variante della leggenda fa corrispondere Orihime e Kengyuu alle stelle Vega e Altair che, in effetti, sono visibili una volta all’anno. La leggenda nel tempo si fuse con quella della principessa Oto Tanabata, la quale costruì uno scaffale (tana) e una macchina per tessere (bata), così da offrire i propri lavori a dio.



Il finale felice della storia viene ripreso dalla gioia della festa di luglio. Le strade della Liberdade sono allora decorate con centinaia di fukinagashi (‘spazzato dal vento’, come lo stile omonimo usato nel bonsai), festoni colorati fatti di origami, simbolo delle stelle. A queste, penzolanti a mezz’aria, si accompagnano numerosi sassadake, rami di bambù cui vengono appese migliaia di tanzaku, bigliettini colorati sui quali la gente scrive un desiderio. Il tanzaku giapponese servirebbe come biglietto augurale per avere una bella calligrafia e per una buona riuscita negli studi, ma in Brasile copre tutta la gamma della trimurti della speranza (amore, denaro, salute). La cerimonia di apertura del Tanabata Matsuri prevede una serie interminabile di prolusioni dei politici e dei VIP locali, mentre quella di chiusura è celebrata da un prete scintoista davanti a un altarino con peperoni, cetrioli e seppie essiccate. Tra i due momenti, per due giorni, sul palco si alterna di tutto: cantanti pop, maestri di kung-fu, mimi, tamburi taikô, gare di yo-yo. In strada: gruppi folcloristici, kimono bellissimi, bancarelle fumanti, calca di gente che cerca di sentirsi giapponese, almeno per un giorno, attraverso lo stomaco. In passato si sono tenuti anche esibizioni di tango interpretate da pensionate giapponesi travestite da tangueras argentine, oltre a fantastiche gare di sumo. Ogni anno il menù cambia, ma lo spettacolo è sempre garantito.



Il Festival do Japão, grande fiera della giapponesità
Gli spettacoli migliori del Bunka Matsuri e del Tanabata Matsuri - stessi gruppi di taikô, stessi cantanti, stessi cerimonieri del tè - vengono ripresi in blocco ed estesi a molti altri partecipanti durante il Festival do Japão, un’imponente tre-giorni in luglio (dal 19 al 21http://www.festivaldojapao.com/festival-2013/) dedicata a tutto ciò che sa di Giappone. L’atmosfera è quella fieristica e l’evento è ospitato nel Centro de Exposições Imigrantes, contenitore adatto a tali imprese. Per l’occasione persino il Banco do Brasil, la banca nazionale brasiliana, si mette il kimono, installando una filiale con le forme di una casa tradizionale di Kyoto. All’interno del padiglione fieristico c’è di tutto: esposizioni di ikebana, case automobilistiche giapponesi, produttori di sake, bancarellari specializzati in manga, importatori di frutta asiatica, venditori di yukata (kimono ‘da bagno’, estivo e informale) e di spade katana, il fotografo che, in cambio di qualche real, vi avvolge in scintillanti kimono per la foto ricordo su uno sfondo di ambientazione giapponese. Su una pedana si tengono gli spettacoli di ginnastica senile del gruppo Rádio Taissô (‘ginnastica attraverso la radio’, la stessa fatta nelle aziende giapponesi prima del lavoro), composto perlopiù da anziane solite fare esercizi ogni mattina presto nella piazzetta centrale della Liberdade. Fuori sembra che la gente sia stata messa all’ingrasso, e verso l’ora di pranzo si fanno file di un’ora per riuscire a conquistare qualche prelibatezza agli stand gastronomici. Per i brasiliani non di origine asiatica questa è un’avventura in terra straniera: provano piatti mai assaggiati prima, mentre per gli oriundi nippo-brasiliani è una piacevole orgia di sapori ben noti.



Sul palco lo spettacolo non ha un momento di tregua. Gruppi di tamburi taikô, giunti da tutto il Brasile, si esibiscono incessantemente. Anche ogni arte marziale ipotizzabile trova spazio, compresi i terribili ninja, atleti che sembrano imitare l’Uomo Ragno, tra salti e capriole tutte urletti da assassino. Più pacifiche sono le esibizioni di ginnastica senile, di musicoterapia - riservata ai diversamente abili -, alle danze tradizionali con bastoncini. In un bel mix che unisce tutte le età, ai gruppi di anziani si alternano gli spettacoli di hip-hop nippo-brasiliano, etichetta che già dice tutto di sé. Il vero clou dello show, però, è il concorso di Miss Festival do Japão. Vi partecipano semidee giunte da tutto il Paese, quasi sempre giapponesi per metà. Il risultato dell’incrocio delle cosiddette razze è spettacolare e i fotografi impazzano sotto il palco. I servizi d’ordine devono allontanare la gente (maschi con la bava alla bocca) con il forcone, non appena le fanciulle compaiono sulla passerella. Con la coda dell’occhio noto che il fotografo alla mia sinistra - un anziano giapponese - zooma incessantemente solo sui piedi delle partecipanti. Pervertito feticista, evviva il Giappone. Le candidate sono supportate da piccole tribù di facinorosi che fanno un tifo da stadio, con tanto di striscioni e trombette deflagranti. Ogni volta che la loro pupilla si esibisce - si toglie il kimono e sfila in bikini, risponde alle difficilissime domande del presentatore (“Che cosa ami fare la domenica?”, “Ti piacciono i bambini?”) - i sostenitori esplodono in boati da curva sud. A giudicarle una giuria composta da ex miss, stilisti e guardoni di svariata natura.



Anime Friends, la Grande Festa
Contemporaneamente al Festival do Japão si tiene l'Anime Friends (dall'11 al 21 lugliohttp://www.animefriends.com.br/), evento atteso per tutto l’anno dai giovanissimi. L’incontro dei cosplay, la convention degli amici delle animazioni giapponesi, manga ma non solo. Fenomeno globale esploso negli ultimi anni, in Brasile già alla settima edizione. Alla primissima, nel 2003, vi parteciparono poche migliaia di adolescenti paulisti, oltre al sottoscritto. Avevo ricevuto l’imboccata da Rogério de Campos, amico editore della Conrad, casa editrice matta che pubblica roba a cinque stelle, dai saggi sui moti studenteschi italiani del ’77 ai manga più belli, da Luther Blisset/Wu Ming (Q54) alla Dalia Azzurra di mio zio-fumettaro Filippo (ma non ditegli che l’ho chiamato fumettaro, o mi toglie il saluto). Arrivato alla fiera dei picchiatelli con fidanzatina d’ordinanza mi cadde il mento. Il luogo pullulava di bimbe manga uscite dai racconti più pervertiti. Gli occhi cominciarono a luccicarmi e, dopo un po’, fingendo un’emicrania, convinsi la fidanzatina a trascinarmi via. Sfidanzatomi, ci sono tornato. 



La Cosa ora ha assunto dimensioni ciclopiche: all’ultima edizione dell’Anime Friends c’erano circa 150.000 persone. Code allucinanti per entrare. Ma, si sa, i giovani sono disposti a combattere le crociate, per ottenere ciò che davvero vogliono. All’interno orde vorticose di adolescenti brasiliani - io forse l’unico straniero, a parte qualche giapponese DOC invitato per l’occasione -, in un moto continuo di ragazzume che si trascina da un corso di manga al palco dove si tengono le gare per il cosplay più convincente. Alcuni potrebbero avere davanti carriere da attori, altri, i più, ci provano e basta. Sulle groppe di molti presenti zainetti da venticinque chili, tanto sono carichi di portachiavi penzolanti. Purtroppo solo un 1% partecipa all’AF con un costume: i più, giunti da tutto il Brasile, sono lì solo per guardare chi ha avuto più coraggio (o fantasia, o genitori meno rompiscatole) per uscire di casa e prendere la metropolitana travestito da marziano in epoca non carnevalesca. Quell’1%, però, si dà parecchio da fare, ed è sempre disponibile a posare per l’obiettivo dei fotografi. Esibizionismo a go-go, com’è giusto che sia in una tale circostanza. Sul palco riservato ai concerti impazza la musica più fuori di testa che c’è, da vere band giapponesi oltre-i-Bastioni-di-Orione a qualche scoppiato locale reduce da qualche Festa della Birra localissima. A due passi dal palco c’è il mangiodromo, dove si mastica qualcosa al volo su tavoli e sedie di plastica. Ancora cibo pseudo-giapponese, ma non solo, e di pessima qualità. È noto come gli adolescenti, in genere, a tavola non abbiano pretese elevate, soprattutto in un’isola di libertà come questa, dove c’è di meglio da fare che mangiare. Finalmente su Marte, lontani anni luce da genitori & scuola.

Pubblicato su Smoking


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